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Ciò che è intorno espande la coscienza che ho di lui e tutto torna.
I colori, la sua bellezza. Le linee mi persuadono e la sua voce mi ispira, è calda, è l'opposto della mia.
Io cerco conclusioni e lui vede solo sensazioni violente.
Io osservo chi si aggrappa alle maniglie dell'autobus cercando di conservare la propria vita mentre lui si confonde nella folla, distratto.
Lui, lui ha sempre cercato la luce e i sorrisi, io ho sempre pensato che la luce creasse l'ombra.
E se fossi io un'ombra?
Lui ha sempre pensato che per me scrivere fosse bello mentre io ho solo paura di essere fraintesa, mentre io non sono mai riuscita a rinchiudere la mia anima e la sua in qualche parola. Mai. I fogli intrappolano, fermano, eppure mi sento libera quando scrivo. Solo lui lo ha capito, solo lui ama le mie contraddizioni. Ma non gli ho mai detto che se non trovo le parole è perchè qualcuno me le ha rubate: io non scrivo quasi mai su di lui, ma mi appoggio al silenzio che mi accarezza e soffia gelido come vento anche con le finestre chiuse.
Però ho provato a cercare le parole giuste e le ho scritte a terra così tutte le volte che abbasso lo sguardo le leggo, e lo sento meno lontano.
Lui ha sempre pensato che io fossi forte da sola, che io le situazioni avrei saputo affrontarle sempre. E io mi son vergognata di dirgli la verità, di dirgli che alla fine ce l'ho sempre fatta perchè ho stravolto il destino e ho lasciato che la tranquillità mi cullasse, giorno e notte, perchè è quando sono rimasta da sola che ho apprezzato la compagnia della mia anima. Lui non sa cosa si prova ad abbandonare un sogno per strada, a lasciarlo incustodito tra le cose vecchie, brutte o forse belle, rimanendo a metà, mentre per l'ultima volta lo guardi e gli giri le spalle. Iniziare a correre dall'altro lato e allontanarsi distrugge le gambe, il fiato. Ho corso, corso tanto. Ma poi sono arrivata tra le sue braccia.
Lui ha sempre pensato che la fotografia mi avrebbe fatto smettere di essere superficiale, perchè avrei dovuto osservare ciò che non avrei mai guardato. Ma lui non sa quante volte l'ho fotografato in foto dove lui non c'era: l'ho sempre identificato in un paesaggio, in un foglio bianco, nel mio libro preferito.
E continuerò a scattare fotografie, ad immortalare istanti di nostalgia, dove lui non ci sarà, ma la sua luce si.
Lui ha sempre cercato la luce ma io ho continuato a pensare che essa avrebbe creato solo ombre,
e mi avrebbe dato vita.
- Ludovica Gallucci